In risposta a Gabriele.
Ciao Gabriele, grazie mille del tuo contributo.
Ti rispondo innanzitutto al commento che rivolgi direttamente a me, giusto per comodità perché è l’area che vedo mentre scrivo :)
Io credo che sia necessario implementare un contenuto alternativo per le immagini e per i contenuti flash, al cliente che non sa cosa sia la differenza tra un sito ben fatto e un sito fatto male la spiego, tenendo conto che sono abbastanza integralista sotto questo aspetto: un sito fatto male è fatto con tabelle, frames e zero attenzione all’accessibilità e usabilità ma solo a cose che invece di stupire l’utente lo infastidiscono come splash pages con intro fantastiche che l’utente maledice perché mancanti di un tasto “skip”, musiche di sottofondo che la maggior parte degli utenti odiano e via dicendo: gli spiego che queste cose fanno fuggire l’utente anziché tenerlo incollato alla sedia per vedere come finisce quella strabiliante animazione. Se il cliente capisce e acconsente a farsi fare un sito ben fatto (accessibile, usabile e standard) bene, sennò per quanto mi riguarda può anche andare in un negozio di computer dove offrono siti di 4 pagine a 100€, magari fatti con frontpage e con l’homepage solo con il logo e la musichetta che citavi prima.
Insomma, io personalmente non mi faccio pagare un sito sulla base della qualità, non dico “ti faccio un sito schifoso a 200€ o uno perfetto a 1500€”, le caratteristiche tecniche dal mio punto di vista sono sempre quelle, il prezzo lo baso su altri parametri: penso che, paragonando un sito a un’automobile, la scocca sia la grafica e ovviamente il codice sia il motore, il prezzo può variare sulla marca (il web-designer), sulle prestazioni (il numero di pagine?), sugli optional (ad esempio un CMS o l’assistenza per gli aggiornamenti)… ma la macchina dovrà sempre e comunque camminare (come il sito funzionare), dovrà avere una marmitta catalitica (accessibilità, standard e usabilità a mio parere), e via dicendo.
Personalmente io mi approccio nel modo “giusto” (dal punto di vista dell’accessibilità) fin dal principio e so dirti con sicurezza che quasi ci metterei più tempo a fare un sito non accessibile, poi siete liberi di crederci o meno, ma per esperienza diretta posso dire che da quando ho iniziato ad interessarmi di queste cose ed ho appreso questo nuovo metodo di lavoro, sono molto più produttiva rispetto a prima e ho una teoria in merito a questo: se il codice che realizzi è standard e orientato all’accessibilità è molto più difficile che una cosa non risulti compatibile con un determinato browser, e non si perde tempo a cercare per quale motivo una cosa non funzioni con IE piuttosto che con Firefox o Safari.
Questa è la mia esperienza diretta: io non sto dicendo che a rendere un sito compatibile, accessibile, usabile e standard a posteriori non voglia dire metterci altro tempo, dico solo che io facendolo dalla prima riga di codice e ancora prima, dall’idea del design che ci sarà, non ci metto un minuto di più.
Questa è la mia posizione, la mia etica sul lavoro e la mia esperienza.
Per il resto ho scelto di puntare sulle multinazionali o comunque grandi aziende perché come ho specificato, hanno più capitale da investire ma per quanto riguarda le PMI, liberi professionisti e via dicendo io il tempo per fargli capire le cose ce lo perdo, perché credo profondamente in quello che dico e scrivo. Se poi dall’altra parte c’è un muro allora la perdita di tempo per me sarebbe fargli il sito: solo pessima pubblicità, contravvenente a quello in cui io credo.
Alla multinazionale dovrebbe interessare il discorso e dovrebbe ragionare in ordine di utenti/clienti persi, consiglio sempre a tutti di leggere qualcosa di J.Nielsen in merito, che fa sempre bene.
Chi non ha mai letto l’etichetta di una bibita? Certo, molti lo fanno per noia, tanto per. Ma sono sicura che ci siano persone a cui la cosa interessa sul serio (per la dieta o altro) e perché no, possono essere anche persone non vedenti: i non vedenti interessati a questo, trarrebbero vantaggio dal poter andare sul sito e tramite il loro screen-reader scoprire quali valori hanno le varie acque e qual è la più adatta per la loro dieta. Puoi ribattermi che questo non importa a nessuno ma in questo caso io ti direi “allora il sito che ce l’hanno a fare?”. Sicuramente c’è una minoranza di non-vedenti rispetto ai “vedenti”… ma il sito è poco accessibile anche dal punto di vista della leggibilità, come dico nell’articolo non rispetta le wcag sul contrasto e ha una dimensione del testo infinitamente piccola che non può essere ridimensionata: non riguarda solo i non-vedenti (io stessa ho qualche grado in più – per così dire “ci vedo di più” – ma ho difficoltà a leggere).
Stessa cosa per il Carrefour: proprio il fatto di essere non-vedente potrebbe spingermi ad andare sul sito per conoscere le promozioni del volantino (che certo non viene stampato in braille), che se fossero riportate anche in formato accessibile, potrebbero essere lette dallo screen-reader.
Per il resto chiunque, anche un non-vedente può volere informazioni su un divano o su un gioiello, sia pure per regalarlo. Infatti, ad esempio, le descrizioni dei gioielli ci sono, solo che gli screen-reader non sono in grado di leggerle essendo il testo incorporato in un filmato Flash.
Io sono fortemente convinta che anche le minoranze vadano servite tanto più su internet dove è possibile raggiungere una quantità enorme di utenti. E chi lo capisce prima potrebbe anche fare la sua fortuna: se ponendo il caso di fantasia, solo io al mondo facessi siti accessibili per non vedenti (che sono persone come tutti gli altri al di là della disabilità – e anche qui parlo per esperienza diretta), allora a loro volta loro si rivolgeranno solo a me se avranno bisogno di fare siti internet e io avrei tutto il mercato. Un esempio del genere puoi portarlo su qualsiasi azienda o multinazionale che sia l’unica nel suo settore a dare importanza all’accessibilità.
Credo di non aver altro da dire :) scusa per la logorrea!