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Channel: Commenti a: Accessibilità e realtà (prima parte): la galleria degli orrori
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Di: Gabriele

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Sbuco da una finestrella piccola piccola per dire la mia a riguardo e riportare un’eseprienza personale:
Finché tutto gira intorno ai soldi è molto difficile che sia implementata l’accessibilità dei siti web. Pongo una domanda: secondo voi queste grandi aziende pensano a come stupire i propri clienti con effetti flash (che possiamo dire ciò che vogliamo, ma esaltano la maggior parte di utenti medi) o ad accontentare una nicchia di persone che magari ci vede poco o usa un browser testuale?

Come detto nell’articolo, l’accessibilità è una mentalità, che alla maggior parte delle aziende manca e che spesso manca anche ai web designer o alle web agency. E’ compito di quest’ultimi fare capire quanto questo sia importante (ma se manca pure a loro il concetto mi sa che la situazione è grigia). Parlando di aziende un pò più piccole e non di multinazionali, vale la pena di perdere ore del proprio tempo (che non sarà retribuito) per fare capire questi concetti a chi vuole la home page solo con il logo e la musichetta?

Relazionandomi anche ai siti web trattati (l’articolo è ottimo, ma dubito che vari disabili si preoccupino dell’accessibilità di brossway, acqua lete e divani & divani), ritengo sia importante stabilire dove e quando l’accessibilità è necessaria o indispensabile. Fino a un paio di anni fa avevo reso il mio sito web completamente accessibile; valutando nel tempo la tipologia di accessi, ho deciso l’anno scorso, durante una rivisitazione, di non prestare più questa massima attenzione, mantenendo comunque il sito accessibile.

@Anna
Capisco che per professionalità e mentalità progetti siti web in maniera accessibile, ma quando alcuni dicono che comporta costi e tempi maggiori ritengo abbiano ragione. Se viene implementato un video e non mi viene richiesto, chi mi obbliga a perdere ore a inserire sottotitoli per non udenti (o soluzioni flash innovative)? O chi mi obbliga a progettare un contenuto alternativo? Credo sia questo quello che alcuni intendevano.

Mi piace pensare all’accessibilità pensando a un articolo (o il libro, ora non ricordo) di Diolaiti, in cui un suo collaboratore non vedente sosteneva che per creare siti web veramente accessibili occorra andare a scuola da chi soffre queste problematiche. Solo chi capisce le loro esigenze può progettare siti veramente accessibili. Pensate che tutto questo possa essere di interesse delle multinazionali e delle web agency?

Spero di non essere OT.


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