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Channel: Commenti a: Accessibilità e realtà (prima parte): la galleria degli orrori
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Di: Anna Pallotti

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In risposta a Sauropode Anonimo Per Ragioni di Sicurezza.

Caro Anonimo, capisco la tua frustrazione, ma sono decisamente d’accordo con la visione di Davide (Gleenk).
Probabilmente si possono essere verificati sia il primo che il secondo caso, ma è anche vero che come fa a darci retta il cliente, se siamo noi i primi a dire che l’accessibilità va pagata a parte? E’ normale in questo modo un cliente arrivi a vederla come un optional, un accessorio di cui può fare volentieri a meno in ragione del risparmio.

Personalmente è la mia passione che mi ha spinto a studiare per fare questo lavoro, e ancora mi spinge ad approfondire, è per passione che faccio questo lavoro, ed è per passione che scrivo questi articoli cercando di “diffondere il verbo”. Penso di potermi paragonare più che altro a una fanatica religiosa che cerca di fare proseliti.

Non spero che le aziende che possiedono questi grandi siti inaccessibili e non usabili si redimano, ma scrivo perché spero di aprire la mente a qualcuno di noi web-designer sul fatto che l’usabilità, l’accessibilità e un codice standard (o che sia almeno pulito e sensato) siano prerogative di un qualsivoglia sito web. Credo che sia anche questo uno dei “piccoli passi quotidiani” di cui parla Davide.
E sinceramente la prendo anche come una responsabilità, come anche fare i siti in un certo modo.

Come diceva Gandhi “sii il cambiamento che vuoi vedere avvenire nel mondo”… non essere così abbattuto :)


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